È un dogma di fede accettato da ogni portoghese devoto, che bisogna prendere trentatré bagni in mare entro il 24 agosto di ogni anno. Anche se il motivo può non sembrare molto ragionevole, tuttavia il risultato à di grande vantaggio a quei credenti che occupano trentatré giorni nel fare i trentatré bagni, altrimenti la maggior parte di loro non si sottoporrebbe mai ad alcuna forma di abluzione.
Che il demonio sia piuttosto benevolo il giorno 24 del mese di agosto à un dato di fatto fra i credenti e se non fosse per il patto tra S. Bartolomeo e il detto diavolo, che tutti coloro che hanno preso trentatre bagni durante l'anno saranno liberi dai suo artigli, l'elenco dei condannati aumenterebbe di molto.

Dunque, c'era un potente barone il cui castello sorgeva sul versante orientale della Gaviarra, che dà sulle limitrofe province della Spagna, e che aveva sempre rifiutato di prendere i trentatre bagni. Egli sosteneva che era vile da parte di un uomo mostrare alcun timore del demonio. Il suo castello era equipaggiato di tutto punto, il ponte levatoio non era mai lasciato abbassato, le torrette non erano mai incustodite e un ampio e profondo fossato circondava tutta la sua proprietà, che gli era stata donata da Affonso Henriques, dopo la cacciata dei Saraceni a Ourique, nella cui famosa e decisiva battaglia il barone aveva compiuto prodigi di coraggio.
Tutto intorno al castello erano piantate numerose vigne, che erano state portate dalla Borgogna per ordine del Conte Enrico, padre del primo re portoghese. Nel mese di agosto le uve erano già ben formate, ma la mano della natura non le aveva ancora dipinte. Sul terreno, tra i vigneti, erano sparsi meloni gialli e verdi meloni d'acqua, mentre le zucche pendevano con garbo dai rami degli aranci.

Di fronte al castello c'era un pergolato di alberi d'alto fusto con al centro un'incantevole fontana e qui, nei caldi mesi estivi, passeggiava l'unica figlia del barone, Alina.
Ella possedeva tutte le qualità, mentali e fisiche, che si addicano alla figlia di un signore feudale, desiderata in matrimonio da tutti i gentiluomini di allora e poichà era erede di grandi appezzamenti di terreno, ciò sarebbe stato un motivo sufficiente, anche senza le suddette qualità. Ma Alina, nonostante tutto, non era felice. Era innamorata di un bel giovane che, purtroppo, era originario di Almeria e quindi discendente dei Mori, di conseguenza non un pretendente idoneo per la figlia di un barone cristiano.

"Mio padre", pensava tra sé e sé, "mi ama, ed à un cristiano. Il mio diletto, come seguace del Profeta odia mio padre ma, come uomo, mi ama. Per me lui dice che farebbe di tutto, ma quando gli chiedo di diventare cristiano, mi risponde che lo farà se convinco mio padre ad adattarsi ad alcuni principi della legge cristiana come i trentatre bagni, e questo mio padre non lo farà. Cosa devo fare? Egli preferirebbe combattere il demonio piuttosto che obbedire al santo."
Comunque, un giorno, decise di raccontare al padre della sua amicizia con il giovane capo AlMuli e dell'unica condizione da cui dipendeva la sua conversione al cristianesimo. Ciò irritò tanto il barone che, nella sua ira, si dichiarò pronto ad incontrare il demone in un combattimento all'ultimo sangue, sperando così di liberare il mondo da lui e dalla necessità di prendere i trentatre bagni.

Alina, addolorata, quando quel pomeriggio incontrò Al Muli sotto il pergolato, gli comunicò la sua ferma decisione di entrare in convento dove passare il resto dei suoi giorni.
"Questo non à possibile!" gridò Al Muli e, afferratala per la vita la sollevò, se la mise in spalla e correndo attraverso i terreni baronali, dopo aver guadato il fossato, la issò sul suo cavallo e galoppò via.
Tanto fu lo spavento, che Alina non riuscì nemmeno a urlare e non potà fare altro che rassegnarsi silenziosamente al suo destino, confidando nell'onore del suo innamorato.

L'alcazar, l'antico palazzo di Al Muli, era situato sul lato spagnolo della frontiera. Come si avvicinarono al cancello principale, l'almocadem, o capitano della guardia, si affrettò per ricevere il suo padrone che l'inviò a dire a sua madre che desiderava essere ricevuto per presentarle Alina, dopo di che aiutò la sua promessa sposa a smontare da cavallo e, con un velo che nascondeva le sue bellezze, l'accompagnò in una stanza magnificamente arredata e la fece accomodare su un cuscino riccamente ricamato, chiamato almofada.
Alina raccontò alla futura suocera della conversazione con suo padre e di come era stata portata via dal suo castello e le confessò di temere moltissimo che il barone avrebbe chiamato in aiuto tutti i suoi numerosi seguaci per liberarla.

La madre di Al Muli era una discendente dei Mori che per primi erano sbarcati ad Algeciras e da loro aveva acquisito la conoscenza della magia nera che era una peculiarità della razza. Ella pertanto, pur potendo contare sulla resistenza che il suo presidio di almogavares, o soldati, avrebbe opposto alle forze del barone, rispose che avrebbe fatto tutto il possibile per evitare un conflitto. Si recò quindi in un'altra stanza dove conservava il suo specchio magico e, dopo aver chiuso la porta, si dedicò alla consultazione dell'oracolo.

Il barone non impiegò molto ad accorgersi dell'assenza della figlia e si infuriò tanto i suoi servitori avevano paura di avvicinarsi.
In breve tempo però ritrovò la ragione e, seduto sulla sua vecchia sedia diede sfogo a tutto il suo dolore alla vista del cuscino vuoto dell'amata figlia.
"La mia bambina, la mia unica figlia, l'amore della mia vita!" singhiozzava "Hai abbandonato il castello di tuo padre e sei andata col moro maledetto nella terra ostile di Spagna. Oh, io che sono stato un buon Cristiano, avrei dovuto occuparmi meglio di mia figlia! Ho sfidato gli ordini del buon san Bartolomeo, non ho fatto i trentatré bagni nel mare, e sono stato punito!"

Ad un tratto, fra le lacrime, il barone si accorse della presenza di uno straniero dall'aspetto distinto e patriarcale che gli si rivolse dicendo: "Voi mortali pensate a Santa Barbara solamente quando tuona! Ora che la tempesta di dolore si à abbattuta su di te, ti maledici per non aver pensato a me e alle mie istruzioni. Ma vedo che sei pentito e, se farai come dico, ti concederò di riconquistare tua figlia".
Era San Bartolomeo stesso che parlava e il barone, per la prima volta in vita sua, tremava di paura e di vergogna.
"Reverendo santo", esclamò finalmente il barone, "aiutatemi in questo momento di bisogno e vi prometterò qualsiasi cosa e manterrò ogni promessa!"
"E farai bene a fare così,"continuò il santo "nemmeno Satana ha osato rompere il suo patto con me. Non hai idea di quanto posso essere terribile!" qui il santo elevò la sua voce a tal punto che il castello ne fu scosso. "Fatti solo scoprire a barare con me, che io ti farò...ti farò...non so quello che ti farò!"
"Reverendissimo padre santo, dovete solo darmi ordini e io obbedirò." mormorò il barone spaventato "Lo farò davvero, buon venerando San Bartolomeo. Rendetemi mia figlia, à tutto ciò che chiedo."
"Tua figlia à nelle mani di Al Muli, il suo innamorato, che abita in un castello più solido del tuo e che inoltre, ha una madre che conosce la magia nera. Non à una buona cosa tentare di riprenderla con le forze che hai a disposizione. E' necessario che conti su di me, soltanto su di me. Hai capito?" gli chiese il santo.
"Sì, caro, buono, nobile e venerabile santo, capisco, ma che devo fare?"
"Basta che mi segui e non dici una parola mentre saremo in viaggio." ordinò il patriarca.

Il barone fece come gli era stato detto e i due uscirono dal castello senza che alcuno li vedesse. Presto egli si accorse che stava muovendosi velocemente attraverso l'aria ed ebbe una tale paura di precipitare che chiuse gli occhi. Ad un tratto sentì che i suoi piedi stavano toccando terra e, guardandosi intorno, quale non fu la sua gioia quando vide che si trovava accanto alla sua cara figlia Alina!

"Padre, caro padre!" esclamò Alina "Come avete fatto così presto, che io sono appena arrivata? E come avete superato le guardie?"
Il barone stava per risponderle ma il santo, in un sussurro gli comandò il silenzio su questo punto ed il barone notò che ora il santo era invisibile.
"Non badare, cara bambina, a come venni qui, l'importante à che sono qui", rispose suo padre "e intendo riportarti a casa con me, cara Alina. Il castello à così triste senza di te!"

In quel momento Al Muli entrò nella stanza e vedendo il padre di Alina, pensò a un tradimento tra le sue guardie. Colpì il gong che aveva vicino e accorse un gran numero di uomini armati.
"Traditori!" gridò "Come avete fatto bene il vostro dovere, quando avete permesso a questo straniero di entrare inosservato!"
I soldati protestarono la loro innocenza, fino a quando Al Muli iniziò a pensare che doveva esserci qualche passaggio segreto nel castello.
"Cercate ovunque!" urlò infuriato il Moro. "Raddoppiate le guardie a tutti gli ingressi e mandatemi il capitano!"
Le istruzioni di Al Muli furono subito eseguite e il comandante riferì che tutto era al sicuro.

"Vecchio," disse il Moro, affrontando il barone, "sei in mio potere. Sei stato un nemico della mia nobile razza. Alla tua furia cieca i miei predecessori devono la loro rovina in Portogallo. Il tuo odio mortale ti portò ad atti di vendetta. Tu sei ora in mio potere, ma io non torcerò nemmeno uno dei tuoi capelli grigi."
"Moro", rispose il barone con fierezza, "possono le acque del Manzanarre e del Guadalquivir congiungersi? Mai! E quindi non può e non potrà mai la tua maledetta razza congiungersi con la nostra! La tua razza ha conquistato il nostro popolo, ma insorgemmo e annientammo gl'invasori."
"La tua logica e il tuo furore sono senza fondamento, come sempre." rispose il Moro. "Anche se centinaia di chilometri separano il Manzanarre dal Guadalquivir, essi si incontrano nelle più potenti acque dell'oceano. Se tu avessi detto che l'ignoranza non può prendere per mano la cultura, saresti stato più vicino al vero, o che la Croce non può oscurare mai la luce della Mezzaluna."
Queste parole furono pronunciate in modo altero e il suo orgoglio fu giustificato quando Al Muli si voltò e vide, splendidamente schierati, i suoi soldati che avevano fatto irruzione nella stanza.

"Tu non puoi schiacciami più di quanto non abbia giù fatto, vile Moro!" Escamò il barone. "Mi hai privato di mia figlia, non con la forza delle armi, ma furtivamente, come un ladro nella notte. Se una scintilla di cavalleria riscaldasse il tuo sangue infedele, arrossiresti per l'atto che hai compiuto. Ma io temo di no, Moro orgoglioso! I tuoi guerrieri non sono più coraggiosi delle tue donne. Osino muoversi e giacerai ai miei piedi."

"Oh, padre mio e tu, caro Al Muli, abbandonate le minacce, anche se non potete essere amici!" Supplicò Alina.
"No, fanciulla", esclamò Al Muli "Io non mi faccio affrontare nel mio tranquillo rifugio. Avanti guardie, portate questo vecchio in una segreta nei sotterranei!"
Ma non un soldato si mosse e quando Al Muli stava per avvicinarsi per vedere quale fosse il problema, la scimitarra gli scivolò dalla mano e lui cadde a terra.
"Quale incantesimo mi hai fatto, insolente barone," gridò il moro "che mi ha reso così impotente? Alina, se mi ami, dammi quel calice pieno d'acqua, che io sono troppo debole."

Alina avrebbe fatto come il suo innamorato aveva chiesto, ma poi vide la figura del venerabile San Bartolomeo con la croce nella mano destra.
"Moro infedele," disse il santo, "ti sei burlato di questo simbolo della cristianità e hai fatto grave pregiudizio a questo barone cristiano, ma sei cosciente della tua infedeltà. Non stento a riconoscere alla tua razza la conoscenza delle arti e delle scienze non ancora estesa ai cristiani. Però, nonostante tutto, sei un infedele. Lascia che ti battezzi con quest'acqua che avresti voluto bere e tutti saranno guariti."
"No, santo del Signore." rispose il Moro. "Quando nel mio castello un estraneo mi tratta così male, posso anche morire, ma non piegarmi agli ordini. Se questo barone à un vero cristiano, perché non ha preso i trentatre bagni comandati?"
"E se mio padre li prendesse, tu ti convertiresti alla vera fede come avevi promesso?" chiese Alina.
"Un Moro non rompe la sua promessa. Come la rondine ritorna al suo nido a tempo debito, così l'uomo d'onore ritorna alla sua promessa." Poi, rivolgendosi al barone, volle sapere se egli avrebbe rispettato le istruzioni del santo.
"Sì", rispose il barone; "L' ho promesso al buon santo e adempirò a tutte le mie promesse. Al Muli, se amate mia figlia, amate anche la sua fede ed io avrò riguadagnato non solo una figlia, ma un figlio nella mia maturità."
La promessa di un Moro è sacra!" disse Al Muli . "Battezzate me e la mia famiglia e tu, caro barone, intercedi per me con il venerato santo, perché io non sono abituato a questo atteggiamento umile."
"Mio caro Al Muli!" Alina singhiozzava per la gioia, "la Croce e la Mezzaluna si sono unite così nell'oceano più potente di amore e buona volontà. Le due razze che un Dio ha creato si sono riconciliate! E che domani il sole non tramonti, prima che siano compiute le condizioni imposte da San Bartolomeo."

Il santo gioì per il lavoro che aveva svolto quel giorno e dichiarò che le chiese che gli piacevano di più erano quelle che gli uomini costruiscono dentro di sé, dove la preghiera à incenso e il lavoro fatto, amore.
"Per quanto riguarda i bagni, sono auspicabili aiuti." concluse.

  • Traduzione personale