Sampo il lappone di Zacharias Topelius traduzione personale

C’erano una volta un lappone e sua moglie. Vivevano lontano, in Lapponia nel villaggio di Aimio vicino a un grande fiume chiamato Teno. Se guardate la cartina della Finlandia, potete vedere che la Lapponia è come un enorme berretto da notte bianco sulla parte superiore della Finlandia: il fiume Teno è là .

Non ci sono dense foreste in Lapponia, nessun grande campo di granoturco, niente grandi case, solo paludi disabitate e montagne dalle cime arrotondate, sterili e selvagge. In estate il sole non dorme mai in quella terra meravigliosa e gli inverni sono così scuri che si possono vedere le stelle non soltanto di notte ma anche di giorno.

In questa meravigliosa Lapponia vivevano nella loro capanna calda e avevano un figlio di nome Sampo.
Il suo nome era Sampo, ma sua madre lo chiamava Lapp fin da quando se ne stava tranquillo nel suo komsio. Komsio è la culla dei bambini lapponi.

"Voglio che si chiami Sampo", diceva il padre guardando la moglie di traverso. "Sampo significa ricchezza, non ti devi vergognare di chiamarlo così ! Il nostro Sampo sarà il re dei lapponi. Regnerà sopra migliaia di renne e sopra cinquanta capanne della nostra gente. Vedrai, moglie mia, vedrai!"
"Sì , sì , ma Lapp suona così bene!", rispondeva la madre.
E continuò a chiamare il ragazzo Lapp, mentre il padre lo chiamò sempre Sampo.

Ora, dovete sapere che il ragazzo non era ancora stato battezzato; il sacerdote più vicino viveva più di cento miglia lontano.
"Lo battezzeremo il prossimo anno", diceva il padre di tanto in tanto. Ma erano passati sette anni e ogni anno c’era qualche ostacolo.

Sampo ora era un lappone piccolo e robusto con capelli scuri, il naso schiacciato e la bocca larga, tale quale suo padre.
Correva veloce coi pattini sul ghiaccio del fiume Teno e aveva una piccola renna tutta sua. L’attaccava alla parte anteriore della sua piccola slitta e oh!, come turbinava la neve tutta intorno quando correvano a rotta di collo!!

"Non posso stare in pace finché non sarà battezzato", diceva la madre "potrebbe incontrare i lupi sulle montagne. O la renna dalle corna d’oro di Hiisi Troll. E allora nessuno potrà salvarlo!"

"Deve essere una renna bellissima!", rispondeva Sampo."Oh, come desidero guidare quella renna! Andrei fino a Rastigaissa”
Voi certamente non lo sapete, ma per raggiungere Rastigaissa dal villaggio di Aimio, bisognava percorrere trenta o quaranta miglia di strada pericolosa e desolata sulla montagna.

"Smettila di parlare così ", lo sgridava la madre arrabbiata, "Rastigaissa è il covo dei folletti e Hiisi Troll abita là !"
"Chi è Hiisi Troll?" Aveva chiesto una volta Sampo.
La madre aveva capito di aver parlato troppo e aveva risposto irritata: "Promettimi, piccolo lappone, che non andrai mai a Rastigaissa. Là vive Hiisi Troll, il re delle montagne. Può ingoiare una renna senza neanche masticarla e schiacciare i ragazzini come zanzare!"

Sampo era ammutolito, ma nella sua mente pensava: "Sarebbe molto emozionante vedere quel gigante, naturalmente soltanto un’occhiata da lontano!"

Il Natale era passato da alcune settimane, ma era ancora buio: nessuna mattina, nessun mezzogiorno, nessuna sera, soltanto e sempre notte.
La luna scintillava, le stelle brillavano e le luci del nord fiammeggiavano giorno e notte.

Sampo si annoiava.

Era passato molto tempo da che aveva visto il sole, e non riusciva a ricordarsi esattamente a cosa assomigliasse!

Un giorno, a mezzogiorno, quando era ancora buio, il padre gridò : "Venite a vedere!".
Sampo strisciò fuori dalla capanna.
Suo padre indicava col dito verso sud una stretta striscia rossa all'orizzonte. "Sai cos’è ?" gli chiese.
"Devono essere le luci del sud", rispose Sampo. Conosceva molte bene i punti cardinali e sapeva che non potevano esserci luci del nord nel cielo a sud.
"No" rispose il padre, "è il segno del sole. Domani, o dopodomani vedremo certamente il sole vero."

Sampo poteva vedere ora la desolata cima di Rastigaissa che per tanto tempo era stata nascosta nel buio.
Era davanti a lui; sarebbe stato così emozionante poter vedere per un attimo da lontano il potente re delle montagne!
Sampo ci pensò tutto il giorno e metà della notte, una notte insonne.

"Peccato che non sia possibile", pensava,"ma sarebbe davvero emozionante vedere il re delle montagne!"
E con questo pensiero in testa, sgusciò fuori con attenzione dal suo giaciglio di pelle di renna, superò quello dei suoi genitori e scivolò fuori dalla capanna.

Era così freddo che le stelle scintillavano e la neve crocchiava sotto i suoi piedi.
Ma Sampo non si preoccupava, non era un ragazzo pauroso e poi aveva il suo peski, un cappotto di pelliccia fatto con pelli di renna. Anche i pantaloni erano di pelle di renna, come i suoi stivali, il suo cappello e i guanti. Si sentiva come la sua piccola renna, che stava scalpicciando sulla neve da qualche parte vicino alla capanna.
"Cosa vuoi che succeda se mi allontano un po'?" pensò .

Detto e fatto, Sampo attaccò la sua piccola renna davanti alla slitta e si avviò .
"Farò solo un pezzettino di strada verso la montagna di Rastigaissa, solo poco." Pensava Sampo e correva veloce attraverso il fiume verso la riva opposta.
Oh come correva sopra colline e collinette, con il vento che fischiava nelle orecchie! La neve vorticava intorno agli zoccoli della renna e sembrava che la luna corresse con loro mentre lasciavano indietro le montagne desolate.



Sampo canticchiava:

Il giorno è corto e buio,
e la notte così lunga.
Corre la slitta,
dov’è la mia strada?
Corrono anche i lupi
e il pericolo mi circonda.


Mentre cantava, vedeva i lupi correre intorno alla slitta e cercare di assalire la sua renna, ma non si preoccupò ; sapeva che non c’era lupo che potesse tenere dietro alla sua velocissima renna.
E fu allora che accadde!
Su un pendio sdrucciolevole la slitta si rovesciò e Sampo finì nella neve; la sua renna non aveva visto l’ostacolo al buio e lui era scivolato nella neve.
Non si era fatto gran che male, ma adesso si trovava tutto solo in mezzo alla selva deserta.
Nel pallido chiarore della luna riusciva a distinguere solo l’infinita catena di monti coperti di neve e una montagna in particolare che superava tutte le altre. Sampo capì : si trovava ai piedi di Rastigaissa.

Così , quello era il regno di Hiisi Troll, che si mangiava una renna senza nemmeno masticarla e che schiacciava i ragazzini come zanzare!
Sampo era terrorizzato! Sarebbe stato così piacevole essere con Ma e Pa nella capanna calda!
Ma ormai come sarebbe stato possibile?

Si lasciò cadere nella neve e pianse...le lacrime gelavano e rotolavano giù sul suo cappotto di pelliccia.
Allora Sampo raccolse tutto il suo coraggio e si alzò .
"Congelerò a morte se rimango qui!" disse fra sè "è meglio andare dal re della montagna. Forse mi vorrà mangiare, ma potrei dirgli che dovrebbe mangiare i lupi, sono bestie più grasse e grosse di me e la loro pelliccia è molto più facile da inghiottire che tutta questa mia bardatura".

E così Sampo cominciò ad arrampicarsi sul pendio.
Ben presto si accorse che qualcuno stava seguendolo nella neve e vide improvvisamente comparire un lupo grosso e peloso.
Per poco il cuore di Sampo non si fermò , ma il ragazzo decise di essere coraggioso.

"Vattene dalla mia strada!" gridò "Ho degli affari con il re delle montagne, non mi toccare o perderai la tua bella pelliccia!"
"Chi sei che ti agiti tanto?" rispose il lupo.
(I lupi di Rastigaissa e tutti gli animali che vivono lì possono parlare.)
"Chi sei, piccolo nano nella neve?"
"Sono Sampo il lappone", rispose il ragazzo. "Ma tu chi sei?"
"Sono il lupo capobranco di Hiisi Troll, e sto andando in giro ad invitare la sua gente alla grande festa del sole. Andiamo dalla stessa parte, saltami in groppa, ti porterò sulla cima della montagna" e si misero a correre fra valichi e burroni.

"Che cos’è quella festa del sole?" chiese Sampo.
"Davvero non lo sai?" disse il lupo. "La celebriamo quando sorge finalmente il sole per la prima volta dopo tutti i mesi di buio. Tutti gli animali e le fate si riuniscono sulla cima di Rastigaissa. Quel giorno nessuno può fare del male a nessuno. Stai tranquillo, Sampo il lappone, altrimenti ti avrei mangiato già molto tempo fa."

"Questa legge vale anche per il re della montagna?"chiese Sampo.
"Naturalmente", rispose il lupo. "Prima dell'alba e dopo il tramonto Hiisi Troll non può torcerti un capello. Ma fa’ attenzione, quando il tempo scadrà , la tua vita sarà appesa ad un filo, caro Sampo il lappone!"
"Ma tu mi aiuterai quando sarà il momento, vero? Sei così gentile!" Esclamò Sampo col cuore in subbuglio.
Il lupo si mise a ridere. (Là a Rastigaissa i lupi possono anche ridere.)
"Tu sogni !"esclamò il lupo. "Sarò il primo ad attaccarti! Vedo bene quanto sei rotondetto! Bevi latte di renna e mangi formaggio di renna ogni giorno. Sarai una colazione saporita!"

Ormai era troppo tardi per saltare giù dalla groppa del lupo, erano arrivati sulla cima della montagna.
Hiisi Troll, il re delle montagne in persona, stava seduto sul suo trono fatto di massi; sulla testa aveva un cappello fatto di nubi, i suoi occhi erano come una luna piena che sale dietro le fronde degli alberi, il naso era come la cima di una montagna, la bocca come una forra, la barba era un mazzo di lunghi ghiaccioli.
Le braccia e le mani erano come il tronco e le radici di un pino, la pelliccia gli copriva gambe e piedi come un pendio nevoso.
Sampo guardò il re delle montagne con l'orrore nel cuore. Scivolò giù dalla groppa del lupo e si nascose dietro un masso per osservare.
Intorno al re delle montagne c’erano milioni di folletti e fate ed elfi.

Erano grigi e così piccoli che le loro impronte sulla neve sembravano tracce di scoiattoli.
Erano venuti insieme dai confini del mondo, dalla Groenlandia e dall’Islanda, anche dal Polo Nord. Erano venuti ad adorare il Sole. Dietro di loro c’erano tutti gli animali della Lapponia, dall’ orso alla pulce delle renne.

Hiisi alzò la testa con la neve che gli roteava intorno, le magnifiche luci del nord gli circondavano come un'aureola la fronte. Ardevano e fischiavano come le fiamme che lambiscono i piedi dei pini nell’incendio di una foresta...quando battè le mani, il suono sembrò un rombo.

I folletti urlarono di gioia, gli animali gemettero: la voce del re delle montagne dilagò sulle cime e sui pianori.
"Tutto questo è bene! è un bene che abbiamo un inverno eterno e una notte eterna! Così mi piace che sia!"
"Sì , questo è bene!" ripeterono i folletti che amavano la notte e l’inverno più del giorno e dell’estate.
C’era però fra gli animali, qualcuno che mugugnava, anche se le bestie da preda erano d'accordo con i folletti. Una piccola renna alzo più che potè la stridula voce: "Signor Re, è il sole che stiamo aspettando!"
"Chiudi la bocca!" ruggì l'orso polare "Siamo venuti tutti qui soltanto per una vecchia abitudine. Devi capire che il sole è estinto, il sole non si leverà mai più di nuovo, il sole è morto!"
"Il sole è estinto, il sole è morto", borbottavano gli animali, e la natura tremò per l’orrore, mentre invece i folletti del Polo Nord ridevano e facevano volare in aria i loro cappucci. Il grande re delle montagne alzò la voce e gridò come tuono sopra le montagne e sopra le pianure:
"E’ giusto che sia così : il sole è morto. Tutto il mondo vuole adorare solo me, il re dell'inverno e della notte eterna ".

Quando Sampo il lappone, dal suo nascondiglio dietro il blocco di pietra sentì tutto ciò , si sentì prendere da una gran rabbia; saltò su e gridò : "Tu, re delle montagne, taci. Ho visto ieri con i miei occhi il segno del sole nel cielo e il sole non è affatto morto!"
Una nube minacciosa apparve allora sulla fronte di Hiisi. Egli, dimenticando gli ordini della legge, alzò il suo enorme braccio per schiacciare il piccolo Sampo una volta per tutte.
Ma le luci polari improvvisamente impallidirono e un raggio rosso divise il cielo, illuminando la faccia gelata del re delle montagne.
Egli ne rimase abbagliato e abbassò il braccio.

Il disco d'oro del sole saliva in cielo, maestoso e solenne.

Illuminò le montagne e gli alberi, i mulinelli di neve, le gole, le fate, gli animali e il piccolo coraggioso Sampo il lappone.
La neve scintillava improvvisamente di milioni e milioni di diamanti.
E il sole splendeva su tutti, su ogni cuore sincero.
Anche quelli che solo un attimo prima erano stati felici della morte del sole, ora gioivano con gli altri, a vederlo sorgere di nuovo.
Più buffo di tutto era lo stupore dei folletti! Prima sbirciarono il sole con i piccoli occhi grigi da sotto i loro cappucci da notte…poi, contro la loro volontà , si sentirono così felici che saltarono a capofitto nella neve.
La barba del re delle montagne iniziò a sciogliersi e l'acqua correva lungo le pieghe del suo enorme cappotto di pelliccia.

Mancava poco all’alba.
Sampo sentì mamma renna dire il suo vitello: "Affrettati, piccolo mio, dobbiamo andare o i lupi ci assaliranno"
Anche Sampo si ricordò di cosa l’aspettava, se rimaneva troppo a lungo a Rastigaissa.
Si avvicinò ad una bella renna dalle corna d’oro che, appena le fu saltato in groppa, prese a galoppare giù per la montagna.

"Che cosa sta succedendo là dietro di noi?" chiese Sampo dopo un momento, udendo strani e spaventosi rumori.
"Mille orsi corrono dietro di noi per divorarci" rispose la renna "ma non devi avere paura. Sono la renna magica del re delle montagne. Nessun orso ha mai avuto la meglio su di me".
Continuarono a galoppare e dopo un po’ Sampo chiese di nuovo "Che cosa ansima così stranamente là dietro di noi?"
La renna rispose: "Centomila lupi ci stanno rincorrendo per sbranarci. Ma non devi avere paura. Non c'è lupo che possa prendermi".
Poco dopo Sampo il lappone chiese di nuovo: "E’ un temporale che romba tra le montagne là dietro di noi?"
"No, non è un temporale" disse la renna, questa volta scoraggiata, "il re delle montagne cammina a grandi passi dietro di noi e i suoi passi sono talmente lunghi che noi ora siamo perduti, nessuno può vincerlo".
"Non c’è qualcosa che possiamo fare?" chiese Sampo . "L'unica cosa da fare è provare ad arrivare alla canonica sulle sponde dell'Inari-lake, là saremo al sicuro; la potenza di Hiisi non può nulla contro la gente cristiana"
"Corri mia cara renna, attraverso le montagne e le pianure ed io ti darò orzo e grano d’oro in una mangiatoia d’argento!".
E la renna corse e corse per mettere in salvo le loro vite.

Fecero appena in tempo, perché appena raggiunsero il portico della canonica, il re delle montagne era dietro il portone e stava bussando come se volesse abbattere la casa.
"Chi è ?" chiese il sacerdote.
"Sono io!" rispose una voce tonante. "Aprite la porta, sono il re delle montagne! C'è un bambino non battezzato in questa casa e tutti i pagani mi appartengono".
"Aspettate un momento. Metto la toga e il collarino, un signore potente come voi deve essere ricevuto degnamente!" Rispose il sacerdote.
"Va bene!" urlò il re delle montagne, "ma affrettatevi o abbatterò i muri a calci".
"Sì , sì , Sire, mi affretto", rispose il sacerdote.
Ma contemporaneamente prese dell’acqua benedetta e battezzò Sampo il lappone nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, cosicché Sampo diventò un Cristiano.

Allora il sacerdote aprì la porta e disse: "Andatevene via, re della notte e dell'inverno! Non avete niente a che fare con questo bambino, non più ! La clemenza di Dio Onnipotente illumina ora Sampo il Lappone. Egli appartiene ora al regno di Dio e non più a voi!"
Il re delle montagne diventò furioso e creò una tempesta di neve terribile. La tempesta infuriò così terribilmente, che la canonica venne presto seppellita fino al tetto.
Ma la mattina il sole era così splendente dappertutto, che la neve ben presto si sciolse e la canonica fu salva.

Il re delle montagne era sparito, di lui non era rimasta la minima traccia.

Sampo il lappone attaccò la renna dalle corna d’oro alla slitta che il saggio sacerdote gli aveva prestato, lo ringraziò , lo salutò e si diresse verso casa. E naturalmente alla capanna fu una grande gioia, quando Sampo il Lappone finalmente ritornò !

Si dice che dopo questi fatti, i Lapponi non perdano più tempo a far battezzare i loro bambini e Sampo il Lappone sa bene il perché ....e sa bene anche un’altra cosa: quanto è terribile il rombo del tuono sulle montagne!

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