Mignolo

Racconto giapponese

Moltissimi anni fa, in un piccolo villaggio nella parte meridionale del Giappone, vivevano un brav’uomo e sua moglie. I due vivevano felici insieme e anche quando erano stanchi dopo una giornata di lavoro, si tenevano buona compagnia raccontandosi l’un l’altro le notizie del giorno.
Kenta, questo era il nome dell’uomo, raccontava gli avvenimenti della giornata del villaggio e Mori, la moglie, gli parlava delle notizie che aveva ascoltato dai vicini.

Benchè fossero poveri, Kenta e Mori erano felici insieme, tuttavia la loro felicità non era completa, perchè non avevano avuto figli cui tramandare il nome di famiglia. Ogni mattina i due pregavano la Dea del Sole di benedire la loro unione con un figlio.

Kenta e Mori lo desideravano così tanto, che un giorno mentre pregavano dissero: “Saremo felici anche se nostro figlio dovesse essere piccolo come le nostre dita. Faremo qualsiasi cosa in cambio, se potremo avere la gioia di un bambino!”
Passarono i mesi, ma ancora nessun bambino era nato.
Quando avevano ormai quasi rinunciato alla speranza, Mori sorprese finalmente il marito dicendogli che presto avrebbero avuto un figlio.

La loro gioia era indescrivibile!

Immediatamente Kenta si recò al santuario del villaggio per ringraziare la Dea del Sole per la benedizione accordata al loro matrimonio.
Ma quando arrivò il giorno della nascita del neonato, tutti rimasero sorpresi e perplessi nel vedere che il bambino non era più grande del mignolo di una mano umana. Tuttavia, Kenta e Mori erano felici e non dimenticarono la loro promessa alla Dea del Sole.
Accettarono questo dono benedetto e diedero al bimbo il nome “Issunboshi”, che significa “Mignolo”.

Sebbene il bambino fosse minuscolo come un dito, Kenta e Mori lo amavano moltissimo.
Egli diventava più vecchio e più forte, ma rimase sempre della statura di quando era nato e Mori e Kenta andavano spesso al tempio a chiedere alla Dea del Sole di proteggere il loro piccolo figlio.

Mignolo, nonostante la piccola statura, era un ragazzo forte e coraggioso. Un giorno disse ai genitori con la sua sottile e bella voce: “Caro padre, cara madre, vi ringrazio moltissimo per il vostro amore durante la mia fanciullezza, ma é passato del tempo e adesso sono maggiorenne. Desidero andare nella grande capitale Kyoto dove vive l'imperatore per servirlo e diventare un coraggioso guerriero alla sua corte”.

Kenta e Mori furono un po' sorpresi, ma si resero conto che il loro figliolo era cresciuto abbastanza per entrare nel mondo.
Era difficile permettergli di andare via: era così piccolo e sembrava così indifeso! Ma niente avrebbe fatto felice Mignolo, tranne che andare dall'imperatore e cercare di farsi ammettere al suo servizio.
Dopo che sua madre e suo padre ebbero acconsentito al viaggio, Mignolo disse loro: “Poichè vado ad affrontare il mondo, mi dareste un ago? Ci farò una spada; se devo essere guerriero devo avere un’ arma per proteggermi e difendermi”.
La vecchia Mori prese un grosso ago appuntito dalla sua scatola da cucito e l’appuntò alla maglia del piccolo figlio.

Mignolo chiese ancora: “Mi dareste una ciotola di legno ed un bastoncino? Devo viaggiare sul fiume per raggiungere Kyoto, userò la ciotola per barca ed il bastoncino per remo.”
Kenta si affrettò in cucina e portò una ciotola per il riso e un bastoncino, raccomandandogli di fare molta attenzione.

Arrivò il giorno della partenza e Mignolo salutò i genitori.
Mentre remava allontanandosi dalla riva del fiume Yodo, i genitori lo guardavano con occhi tristi e ben presto il ragazzo e la sua minuscola barca furono fuori dalla loro vista.

Nel fiume Yodo la piccola barca di legno andava su e giù come un sughero, ma Mignolo era un ragazzo forte e, utilizzando tutta la sua forza, remava con il bastoncino.
Era un viaggio pericoloso per una così piccola barca e il remo sembrava così pesante, sebbene fosse solo un bastoncino! Dovete ricordare che Mignolo era molto piccolo e che il bastoncino era anche più alto di lui.
Il vento soffiava impetuoso e le grandi onde facevano quasi naufragare la piccola barca. A volte grossi pesci sbucavano fuori dalle onde blu e attaccavano lo strano piccolo viaggiatore nella sua piccola e buffa barca.
Però Mignolo non si perse mai di coraggio e remò per molti giorni e per molte notti.

Dopo un lungo pericoloso viaggio, Mignolo giunse a Kyoto. Era arrivato finalmente dove desiderava, nella città dove viveva l'imperatore.
Pieno di gioia e sentendosi estremamente coraggioso, entrò nella città.
Tutto era strano per il piccolo ragazzo di paese; non era mai stato prima in una grande città, veramente non era mai stato in una qualsiasi città.

Era arrivato proprio nella giornata delle visite. Sulla strada principale marciava una lunga processione di guerrieri, uno dietro l’altro in larghe file.
Su un lato della strada cavalcava un guerriero in armatura su uno splendido cavallo bianco e sull'altro lato della strada avanzava una splendida portantina dorata, forse apparteneva ad una principessa, portata da due forti portatori.
Mignolo fu sopraffatto dalla magnificenza e dal rumore di questa splendida città e il suo cuore batteva forte dall’emozione: afferrò ben stretta la sua preziosa spada e si avviò in cerca del palazzo dell'imperatore.

Presto arrivò davanti ad un’alta porta di legno, custodita da due guerrieri enormi, armati di lunghe spade, che controllavano il passaggio.
Mignolo capì di aver trovato finalmente il palazzo dell’Imperatore.

Essendo così piccolo, saltò agilmente attraverso un'apertura nell’enorme porta ed entrò nel giardino del palazzo. Si avvicinò timidamente alla porta principale e chiamò: “Ehi! Ehi !” ma la sua voce era così sottile che nessuno poteva sentirlo.
Allora, con tutta la sua forza, gridò ripetutamente: “Ehi, grande signore, ehi!”
Finalmente, sentendo il richiamo di una debole voce, una delle guardie lo notò e fece chiamare il signore del palazzo.
Ma, che strano, non c’era nessuno!
Almeno, il signore del palazzo pensò che non ci fosse nessuno…non si aspettava un visitatore così piccolo!

Una piccola voce sottile chiamò: “Ehi! Ehi! Grande Signore del Palazzo, sono qui giù ai vostri piedi!”…e quando il Signore del Palazzo guardò giù, vide lì in piedi il ragazzo più piccolo che avesse mai visto, perchè non era più alto di un dito!
L'Imperatore si piegò verso di lui e con voce dolce chiese: “Strano bambino, che cosa vuoi?”
"Sono Mignolo, e sono venuto qui per imparare ad essere un grande soldato come voi.”
Il Signore del Palazzo rimase colpito da queste parole e dal coraggio del piccolo visitatore.
“Sarai soldato,” disse “Vieni a conoscere la mia giovane figlia. Penso che ti nominerò sua guardia personale.”

Ecco come accadde che Mignolo si recò nella grande città giapponese di Kyoto e come egli diventò la guardia personale della principessa di quella città.

La vita di Mignolo nel castello era un'esperienza meravigliosa e la principessa cominciò a volergli molto bene e a farsi accompagnare da lui dovunque andasse.

Un giorno la principessa andò a visitare un santuario alla periferia della città e Mignolo era come al solito con lei, perchè era la sua guardia personale.
Sulla strada di casa attraversarono una fitta foresta e non appena si trovarono nel folto degli alberi, un bandito alto e feroce apparve improvvisamente davanti alla principessa e afferrò rudemente la principessa per la manica del kimono.
“Aiuto! Aiuto!” gridava la principessa cercando di sfuggire al bandito.
Vedendola in pericolo, Mignolo sguainò la sua spada-ago e si precipitò sul forzuto bandito. Correndo e saltando riuscì finalmente a colpirlo in un punto sensibile.
“Oh! Oh! Oh! Qualcuno mi ha colpito!” urlò il bandito e si mise a cercare tutto intorno chi lo aveva ferito.
Ma Mignolo era così piccolo che poteva correre tra i piedi del bandito e conficcargli la spada-ago nelle grandi dita e nei talloni e il bandito era così alto e così goffo che non riusciva a prenderlo nè poteva scappare.
Ogni volta che provava a scappare via, Mignolo si aggrappava alla gamba dei pantaloni e lo pungeva col suo ago più e più volte e quando il bandito provava a prenderlo, egli si nascondeva nelle pieghe della stoffa dei pantaloni.
Il bandito non poteva andarsene e non poteva acchiappare il ragazzo, cosicchè si arrese e quando Mignolo balzò a terra il bandito fuggì nella foresta, seminando dietro di sè tutti i suoi tesori e il suo scalpello.

La principessa, che si era rifugiata tremante sotto un albero durante la lotta, ora si avvicinò a Mignolo per dimostrargli tutta la sua gratitudine: ”Ti ringrazio per aver coraggiosamente combattuto con quel bandito malvagio, mi hai salvato la vita. Se non fosse stato per te, il bandito mi avrebbe certamente rapita e chiesto a mio padre un grosso riscatto per liberarmi. Dirò a mio padre che grande guerriero sei e lui ti ricompenserà”

Quindi la principessa raccolse lo scalpello che il bandito aveva lasciato cadere e disse a Mignolo: “Questo é uno scalpello meraviglioso e misterioso, mio piccolo soldato. é un tesoro della famiglia del bandito: se esprimi un desiderio, otterrai qualunque cosa avrai chiesto.”
Mignolo era incredulo, ma espresse ugualmente il suo desiderio: “Per favore” disse “ voglio essere un ragazzo alto e forte come tutti gli altri ragazzi del Giappone.”
Gridò questo desiderio tre volte e,con sua grande meraviglia, cresceva ogni volta di parecchi centimetri. Prima che la principessa si voltasse a guardarlo, era diventato un guerriero bello e forte.

Quella notte si tenne una grande festa nella sala dei banchetti del grande castello, e tutti lodarono Mignolo per il suo coraggio e ammirarono la sua forza e la sua bellezza.
L’Imperatore era così soddisfatto dell’audacia del giovane guerriero che gli concesse la mano della principessa sua figlia.

Il giorno seguente Mignolo e la sua bella sposa partirono per il piccolo paese dove vivevano Kenta e Mori, ma questa volta non con una ciotola da riso e un bastoncino di legno! L’Imperatore aveva donato alla coppia una bella nave con grandi vele bianche per navigare sulle onde blu del fiume Yodo.