Tanto tanto tempo fa, un piccolo ragazzo cinese di nome Kwang-Su viveva nella città di Yo-chan con il padre e la madre, che gli volevano molto bene.
Le madri ed i padri cinesi proteggono con molta cura i loro bambini dal potere di Geni malvagi e dagli spiriti e poichè a quel tempo c'erano molti Geni malvagi in Cina, la madre di Kwang-Su era molto attenta a proteggerlo nel migliore dei modi.

Ora, tutti sanno che i Geni malvagi non avvicinano mai un ragazzo cinese se ha un nastro di seta rossa intrecciato nel suo codino o se porta una catena d’argento intorno al collo e che ogni Genio malvagio ha anche un grande terrore delle vecchie reti da pesca...perciò la madre di Kwang-Su aveva ricavato per lui una piccola camicia da una vecchia rete da pesca e aveva sempre cura che il suo codino fosse intrecciato con la più brillante seta rossa che poteva trovare.
Si dava anche molto da fare per radergli la piccola testa solo nel modo giusto e per lasciare crescere un piccolo ciuffo di capelli nel punto più fortunato.

Con tutte queste attenzioni Kwang-Su aveva affrontato serenamente le difficoltà della sua prima infanzia ed era diventato un giovane alto e bello.
A quel punto della sua vita, egli non indossava più la camicia fatta di rete, ma la catena d’argento pendeva ancora intorno al suo collo e potete star certi che nel suo codino c’era sempre intrecciata della seta rossa.

Un giorno il padre di Kwang-Su disse: "E’ ora che il ragazzo conosca un po’ il mondo. Andrà a Yun-nan a studiare sotto la guida di uomini saggi e ad imparare tutto quello che deve sapere".
Yun-nan era una città molto grande e Shun-Che, il maestro presso il quale Kwang-Su era stato inviato, era l'uomo più saggio della città . Seguendo i suoi insegnamenti, Kwang-Su apprese il pensiero dei grandi saggi e molte altre cose.

Quando ebbe diciotto anni, si tolse la seta rossa dal codino e la catena d’argento da intorno al collo, perché gli adulti non hanno bisogno di talismani per proteggersi dai Geni.
Quando Kwang-Su compì vent’anni, Shun-Che gli spiegò che ormai non aveva altro da insegnargli. "E’ tempo che torni dai tuoi genitori per essere di aiuto nella loro vecchiaia" gli disse, ed era molto triste perché , lo disse proprio a me, Kwang-Su era il suo alunno preferito.
"Farò come dite", rispose obbediente il giovane, "partirò domani e per lasciare la città passerò dal Ponte D’Oro."
"Non devi passare dal Ponte D'Oro", disse Shun-Che, "passerai invece sul Ponte Indaco. Là incontrerai la tua futura moglie".
"Ma io non ho mai pensato ad una moglie!" esclamò Kwang-Su.
"Meglio" rise Shun-Che strizzando gli occhi "perché quando l’avrai vista, non potrai più pensare ad altro!"

Il mattino dopo Kwang-Su aveva molto sonno e non iniziò il viaggio di buon’ora come avrebbe dovuto; aveva studiato molto la notte prima, si era addormentato subito prima dell’alba e aveva dormito durante le ore più fresche del giorno.
Quando si svegliò , il sole ardeva sulle vie di Yun-nan trasformando la città in una fornace.
Kwang-Su si incamminò ugualmente con il suo bastone in mano; aveva promesso che sarebbe partito quel giorno, ma intanto pensava: "Riposerò un po’ al ponticello indaco e riprenderò il cammino nel fresco della sera".

Quando raggiunse il ponte era così stanco che si addormentò , e mentre dormiva sognò che una fanciulla alta e bella gli mostrava il suo piede destro intorno al quale era legata una corda rossa.
Kwang-Su ebbe molta difficoltà a staccare lo sguardo dal suo viso per guardare il piede, ma infine le chiese: "Che cosa significa quella cordicella rossa?"
Rispose la ragazza: "Qual’è il significato della corda rossa che c'è anche intorno al tuo piede?"
Kwang-Su abbassò lo sguardo al suo piede destro. Effettivamente il suo piede e il piede della ragazza erano legati insieme dalla stessa sottile corda rossa!

A questo punto capì che ella sarebbe stata la sua futura moglie e disse alla ragazza: "Ho sentito mia madre dire che quando un bambino nasce, la Fata della Luna lega un’invisibile corda rossa intorno al suo piede destro e l'altro capo della corda intorno al piede della bambina che sarà destinato a sposare".
"Questo è vero" disse la ragazza "e questa è una corda invisibile a chi è sveglio. Ora ti dirò il mio nome così te lo ricorderai quando lo sentirai di nuovo. Mi chiamo Ling-Ling".
"E io ti dirò il mio" cominciò a dire lui. Ma Ling-Ling lo zittì sorridendo: "Ah, lo conosco e conosco tutto di te".
Kwang-Su fu molto sorpreso, ma non avrebbe dovuto esserlo… ognuno a Yun-nan sapeva che era il più bello, il più saggio e il più amato alunno che il saggio Shun-Che avesse mai avuto!
Ling-Ling viveva vicino alla città e aveva visto spesso Kwang-Su per strada con i suoi libri.

Quando Kwang-Su si svegliò , non c’era alcuna corda rossa intorno al suo piede e nessuna fanciulla…niente di niente.
"Mi domando se è stata realtà o solo un bel sogno, dopo tutto", e riprese la sua strada, pensando a Ling-Ling tutto il tempo.

Poco dopo sentì di avere molta sete e si fermò ad una casetta sul ciglio della strada, per chiedere da bere ad una donna che stava seduta nel vano della porta.
La donna chiese alla figlia di riempire la loro migliore coppa di fresca acqua di sorgente e di portarla allo straniero e, quando la figlia apparve sulla porta, era la stessa Ling-Ling!
"Oh!" escalmò Kwang-Su, "temevo già che non ti avrei mai più rivista e invece ti ho trovata così presto!"
"E quale è il mio nome?" gli chiese sorridendo la ragazza "E’ Ling-Ling", rispose Kwang-Su, "Ling-Ling ... Ling-Ling" continuava a ripetere, come aveva fatto durante tutto il cammino.

Ling-Ling stava vicino alla porta della piccola casa, dietro di lei un albero di pesco in piena fioritura; portava un abito bianco, ma il suo grembiule era di un blu brillante, decorato con bellissimi fiori che lei stessa aveva ricamato ed era un’immagine di tale gioventù e bellezza che Kwang-Su era completamente frastornato.
"Come fate a conoscere Ling-Ling?" chiese la vecchia donna, "Chi siete?" aggiunse, scrutandolo e facendosi ombra con la mano, per proteggere gli occhi dal sole.

La vecchia sapeva qualcosa di magia e aveva dato a Ling-Ling il potere di entrare e uscire dai sogni della gente come voleva, ma quando venne a sapere del sogno di Kwang-Su, e della corda rossa, e che quel Kwang-Su voleva sposare sua figlia, non ne fu molto contenta.
Kwang-Su non era un cattivo ragazzo, era figlio unico e i suoi genitori gli volevano bene, ma l’anziana donna borbottò : "Io ne ho due di figlie, tu potresti prendere una qualsiasi delle due e tanti saluti!"

Il fatto è che Ling-Ling, era una fanciulla molto graziosa, e un Mandarino di Yun-nan era ansioso di prenderla in moglie.
La madre lo spiegò a Kwang-Su. "Ha quattro volte la sua età , è vero, ma è molto ricco. Possiede tutti piatti dorati e, dicono, anche le coppe da cui beve sono d’oro, tempestate di diamanti.
"Non voglio sposarlo", disse Ling-Ling, "è vecchio e grinzoso, come una piccola scimmia marrone e inoltre la Fata della Luna non ha legato il mio piede al suo".
"Questo è vero", sospirò sua madre. Le sarebbe piaciuto dire a Kwang-Su di andarsene per i fatti suoi, ma sapeva che se la corda rossa legava veramente il suo piede con quello di Ling-Ling non avrebbe potuto farci nulla.
Non voleva immischiarsi in quelle faccende, perciò invitò Kwang-Su: "Entra e vedrò quello che posso fare".

L'interno della casa era fragrante del profumo delle erbe sparse sul pavimento; su uno sgabello di legno nel mezzo della stanza c’erano un pestello ed un mortaio rotti.
"Su questo sgabello,"disse la vecchia, "pesto le erbe magiche che mi procurano i Geni, ma i miei attrezzi si sono rotti, ne voglio di nuovi."
"Ve li comprerò io a Yun-nan," rispose Kwang-Su.
"Non basta. Il pestello e il mortaio sono di giada e si possono trovare solo nella casa dei Geni che è sulla montagna che sovrasta il Mare di Gioiello. Se ci riuscirai e me li porterai, potrai sposare Ling-Ling."
"Lo farò ", disse Kwang-Su, "ma prima devo andare a salutare i miei genitori".
Non aveva la minima idea di dove fosse la casa dei Geni ma Ling-Ling l'accompagnò in giardino e gli mostrò in lontananza una catena di montagne coperte di neve, con le cime nascoste nella nebbia.
"Là è dove i Geni vivono," gli spiegò "sul Monte Fumi, dove possono sedere sulla neve e guardare giù il Mare di Gioiello."
Poi continuò : "Per raggiungere il Monte Fumi, dovrai attraversare il Fiume Blu, il Fiume Bianco, il Fiume Rosso ed il Fiume Nero, che sono tutti pieni di pesci mostruosi. E’ per questo che mia madre ti manda là , pensa che non tornerai mai vivo!"
"I pesci non mi spaventano e so nuotare bene" rispose Kwang-Su.
"Promettimi che non proverai a nuotare nei fiumi" insistette Ling-Ling "verresti divorato in un attimo! Prendi con te questa scatola, dentro ci sono sei semi rossi. Getta un seme in ogni fiume appena lo raggiungerai ed esso si restringerà fino a diventare un piccolo ruscello, che potrai facilmente saltare".
Kwang-Su guardò i sei semi, ciascuno delle dimensioni di un pisello e rassicurò Ling-Ling che li avrebbe usati come gli aveva raccomandato, quindi la baciò e partì .

Arrivò a Yo-Chan, dove vivevano i suoi genitori e andò a trovarli, raccontando loro tutto quello che gli era accaduto dalla sua partenza.
Sua madre, che era una donna molto saggia come generalmente sono le madri, gli disse che probabilmente i Geni si sarebbero arrabbiati se avesse trasformato i loro grandi fiumi in ruscelletti e si sarebbero rifiutati di consegnarli il mortaio e il pestello di giada.
Kwang Su non aveva proprio pensato ad una simile eventualità , ma la madre lo rassicurò . "Non preoccuparti, ti darò una scatola che contiene sei semi bianchi, tutto quello che dovrai fare sarà gettarne uno in ogni fiume, dopo che l’avrai attraversato sulla via del ritorno, ed il ruscello tornerà di nuovo fiume."
Al mattino Kwang-Su baciò sua madre e partì . Riposava durante le ore calde del mezzogiorno e continuava il suo cammino in quelle più fresche e così facendo in capo a sette giorni raggiunse le rive del Fiume Blu.

Questo fiume era largo un quarto di miglio, e blu come i cieli di mezza estate, e le teste dei pesci sbucavano dovunque dalle sue onde. La testa di ogni pesce era due volte più grande di un pallone da football, e aveva due file di denti, ma il ragazzo lanciò uno dei semi rossi nelle acque che lambivano la riva e in un attimo, invece di un largo fiume blu, ai suoi piedi scorreva un piccolo ruscello e gli enormi pesci erano diventati creature piccole come girini.
Kwang-Su lo saltò su un piede solo.

Fece ancora poca strada, ed ecco che raggiunse il Fiume Bianco che era largo mezzo miglio, con acque tanto rapide che era coperto di schiuma, e pieno di serpenti di mare immensi.
"Non potrò saltarlo con un solo piede" pensò Kwang-Su, gettando uno dei suoi semi rossi nell'acqua. Ma con sua sorpresa il Fiume Bianco si rimpicciolì velocemente, come aveva fatto il Fiume Blu, in un ruscello appena increspato, con alcune piccolissime anguille che si contorcevano sul fondo.
Lo scavalcò con un leggero salto e poi dovette camminare per molto tempo prima di giungere in vista del Fiume Rosso.

Questo era largo tre quarti di miglio, scarlatto e luminoso. Somigliava a un'inondazione di ceralacca fusa, ed una fila di alligatori con le fauci spalancate formava un ponte che lo attraversava.
"Forza mio piccolo seme rosso" gridò Kwang-Su, aprendo la sua scatola.
Snap! Fecero le mascelle dell’alligatore più vicino, quando il seme cadde in acqua …ma lo mancò ed un attimo dopo era non più grande di una lucertola, seduto sul fondo di un ruscello non più largo di mezza iarda.

Sull'altra sponda del fiume, Kwang-Su incontrò uno dei Geni che era sceso dal suo picco innevato per vedere chi avesse osato fare tali trucchi con i tre potenti fiumi.
Egli gli mostrò i bianchi semi rotondi che teneva nell’altra scatola: "Posso far tornare i fiumi grandi come prima, sulla strada del ritorno" disse al Genio,"ma prima devo trovare la casa dei Geni e prendere un pestello e un mortaio di giada perché la mia futura suocera possa pestare le erbe per le sue pozioni magiche."
"Prima di arrivarci, dovrai attraversare il Fiume Nero." disse il Genio con una risata piuttosto sprezzante "è largo un miglio, e i suoi pesci sono lunghi sei iarde e coperti di aculei come i porcospini."
"Mi piacerebbe sapere come fate voi Geni ad attraversarlo!" esclamò Kwang-Su. "Noi possiamo volare." rispose il Genio. "E io posso saltare" ribattè il ragazzo.
Così partirono insieme e in un attimo giunsero sulle rive del Fiume Nero.

Una grande distesa d’acqua, nera come inchiostro, si stendeva davanti a loro.
Il cuore di Kwang-Su fece un balzo, ma egli afferrò il suo quarto seme e lo guardò scomparire in un’onda nera come il carbone. In un istante il fiume si asciugò , lasciando solo un rigagnolo che correva attraverso l'erba ai loro piedi.

Il Genio fu molto impressionato dalle cose meravigliose che Kwang-Su sembrava capace di fare e dato che non era completamente malvagio, si offrì di mostrargli la strada per raggiungere la casa dei Geni in cima al Monte Fumi.
Dopo una lunga e faticosa salita raggiunsero un luogo dove otto Geni se ne stavano seduti su otto picchi innevati, guardando dall'alto il Mare di Gioiello, come aveva detto Ling-Ling.

Kwang-Su non poteva distogliere lo sguardo dal Mare di Gioiello, tanto era meravigliosa quella distesa di acque scintillanti con tutti i colori dell’arcobaleno!
Dimenticò del tutto il pestello e il mortaio dal momento che guardò le onde incresparsi sulla riva, lasciandosi dietro diamanti, rubini, zaffiri e perle a migliaia; ogni ciottolo era una pietra preziosa ed egli avrebbe voluto scendere a riempirsene le tasche.

Cosicché se ne stava là in piedi, mentre il Genio che era stato la sua guida spiegava agli altri perché egli era venuto fin lì e raccontava dei meravigliosi semi rossi e bianchi che aveva con se.
"Dobbiamo dargli il pestello e il mortaio" disse "o lui non ci darà indietro i nostri fiumi."

Gli otto Geni annuirono e poi tutti insieme, con una voce che sembrava un rombo di tuono tra le colline: "Permettiamogli di prenderlo, se può portarlo!",dissero... e poi risero, finché i picchi innevati tremarono sotto loro; perché il mortaio di giada era alto sei piedi (i nostri piedi lunghi) e il pestello era così pesante che nessun mortale avrebbe potuto sollevarlo.

Quando Kwang-Su ebbe finito di fissare il Mare di Gioiello, girò intorno al pestello ed al mortaio, chiedendosi come portarli giù dalla montagna e, attraverso le pianure, fino a Yun-nan, poi si sedette a pensarci sopra, mentre i Geni continuavano a ridere di lui.
"Oh, puoi portarlo via abbastanza facilmente", gli dicevano, "e se desideri riempire il mortaio di pietre preziose, fai pure. Chiunque possa portarlo via vuoto, può anche portarlo via pieno."
Ma Kwang-Su era ancora seduto là , con le braccia conserte e pensava...pensava... e non prestava attenzione a loro sogghigni: non aveva studiato tre anni con l'uomo più saggio di Yun-nan per niente, e inoltre era determinato a sposare Ling-Ling.
Improvvisamente gli venne l’dea giusta. Saltò su e chiese amichevolmente ai Geni di erigere una piccola pila di pietre a un lato del mortaio: "Voglio guardarci dentro e non sono abbastanza alto" disse.
"Perché noi la fai tu stesso?" gli chiesero i Geni, ed egli rispose: "Perché devo scendere al Mare di Gioiello a raccogliere pietre preziose." E corse giù all'acqua e riunì tutti i diamanti, i rubini, le perle, gli smeraldi e gli zaffiri che poteva trasportare.
Lo fece per diverse volte, svuotando tutto nel mortaio finché fu pieno e le gemme sufficienti a renderlo l'uomo più ricco di tutta la Cina.

Vedete, il Mandarino suo rivale era sicuramente l'uomo più ricco di Yun-nan, ma se Kwang-Su fosse diventato il più ricco di tutto il regno, avrebbe avuto maggiori probabilità di sposare Ling-Ling.

Quando ebbe finito di riempire il mortaio, i Geni gli dissero: "Bene, e adesso? Vuoi portarlo su una spalla o sulla testa?" e Kwang-Su rispose tranquillamente: "Lo porterò solamente sotto il braccio!"
Prese la sua piccola scatola, fece cadere uno dei suoi semi rossi sulle gemme e in un attimo il pestello e il mortaio si rimpicciolirono alle dimensioni normali, poi si mise in tasca il pestello e, sollevando il mortaio con attenzione per non versare le pietre preziose, fece un profondo inchino ai Geni: "Addio e grazie mille".

La risata dei Geni si trasformò in ruggito, quando capirono; sembrava come se tredici leoni stessero aspettando il pranzo.
Non c’era da ridere questa volta, anzi erano proprio in collera, ma non osarono fermarlo perché sapevano che aveva ancora il potere di trasformare nuovamente i quattro ruscelli nei loro grandi fiumi.
Sulla strada del ritorno, Kwang-Su fece esattamente come aveva promesso.
Saltò attraverso il primo ruscello, lasciò cadere uno dei suoi semi bianchi e lo trasformò in un terribile spreco di acque nere come l’inchiostro, largo un miglio, pieno di pesci lunghi sei iarde ed ogni pesce coperto di aculei.
I ruggiti dei Geni cessarono quando videro il Fiume Nero scorrere ancora una volta tra loro ed il mondo esterno.
Al Fiume Rosso, al Fiume Bianco e al Fiume Blu fece lo stesso e da quel giorno nessuno è più stato in grado di trovare la casa dei Geni, perché soltanto Kwang-Su potrebbe attraversare il Fiume Blu, ma poi anche a lui riuscirebbe difficile attraversare gli altri tre!!

Kwang-Su viaggiò ancora per sette giorni ed arrivò finalmente alla casa dei suoi genitori a Yo-Chan, raccontò loro tutto quello che era accaduto da quando li aveva lasciati e per ogni seme bianco che sua madre gli aveva dato, le donò un diamante, un rubino, uno smeraldo, una perla, uno zaffiro e un topazio rosa, tutti grossi come un uovo di pettirosso.

Poi tornò a Yun-nan e là scoprì che, poiché era stato via un mese, la madre di Ling-Ling aveva detto a tutti che era morto e inoltre, aveva invitato tutti i suoi amici a una festa in onore del matrimonio della figlia con il Mandarino.
Per fortuna il matrimonio non aveva ancora avuto luogo quando Kwang-Su arrivò , e Ling-Ling era in piedi sotto l'albero di pesco, nel suo vestito di matrimonio di seta rosa, tutto ricamato d’argento.
Quando vide Kwang-Su si gettò nelle sua braccia piangendo di gioia.

Kwang-Su posò il mortaio per confortarla, e subito arrivò la madre, stupita di vederlo.
"Sei arrivato troppo tardi per sposare Ling-Ling" disse "ma comprerò il pestello e il mortaio che hai portato con un po’ dei soldi che mi ha dato il Mandarino".
"Neanche per sogno!" rispose Kwang-Su. E poi lasciò cadere uno dei suoi semi bianchi nel mortaio che subito aumentò di misura fino ad occupare tutta l’aiuola sotto l’albero di pesco, ed era pieno fino all’orlo di pietre scintillanti.
Poi salì su uno dei rami dell’albero e da là sopra lanciò tra gli ospiti della festa di nozze rubini e diamanti e ogni genere di pietre preziose…il più occupato a raccoglierle era il Mandarino: "Delle ricchezze non se ne ha mai abbastanza!" rideva sotto i baffi, mentre raccoglieva le gemme che brillavano.
"Ma guardatelo come si accapiglia!" mormoravano indignati gli altri invitati "Come se non possedesse già coppe incrostate di diamanti!"
Allora Kwang-Su gli offrì tre rubini, ciascuno grande come uovo di gallina, perché se ne andasse via e non parlasse mai più del matrimonio con Ling-Ling.
Il Mandarino arraffò i rubini e se ne andò . Forse aveva capito di non avere alcuna probabilità contro un amante che spargeva gioielli come se fossero ciottoli…o forse preferì i grossi rubini a Ling-Ling.

Quando l’odioso Mandarino se ne fu andato, Kwang-Su e Ling-Ling finalmente si sposarono e vissero felici come meritano due giovani quando si amano con tutto il cuore.

 


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