Busto Arsizio

La Gioeübia 2006

In tante parti d’Italia c’è l’usanza di accendere i falò verso la fine dell’inverno come simbolo del freddo che se ne va...ma qui a Busto quest’usanza è sempre stata una tradizione molto amata, tanto da farne una vera e propria festa: "La Gioeübia"!
Da quale paese venga la Gioeübia proprio non si sa, ma ha dei gusti troppo casalinghi per venire da lontano...così qualcuno ha azzardato l'ipotesi che, al congiungersi degli astri di gennaio, la Gioeübia nasca dall'aria, in quota, e si abbassi sulle case e sui camini.
Dicono, quelli che hanno avuto la sfortuna d'incontrarla, che d'improvviso dal camino scende una gamba rossa che si allunga sempre di più (la vera Gioeübia "deve" indossare delle calze rosse); una folata di vento caldo e una pioggia di caligine nera e...se una poveretta si è attardata in cucina fino a quell'ora di notte cade a terra tramortita!
In verità è successo forse solo una volta, ma tutti ci credono e tramandano la storia.
Il modo di salvarsi però c'è: il risotto! Col risotto, la Gioeübia assaggia, controlla, si calma e passa via...ma se il camino non fuma e il profumo non si sente, sono guai!

Comunque sia, la Gioeübia si festeggia l’ultimo giovedì di gennaio, ma nei giorni precedenti nelle scuole, circoli culturali, comitati di quartiere, oratori, molte persone sono coinvolte nella preparazione.Questa volta i festeggiamenti sono ancora più particolari perché è da parecchi anni che non si ricorda una Gioeübia con la neve!!!

Le Gioeübie ufficiali di quest’anno sono tre e la prima sta proprio a significare l’attaccamento dei Bustocchi a questa loro festa, infatti rappresenta una Gioeübia molto carina a dire la verità... insignita addirittura della laurea da una fantomatica Università di Busto!



L'altra è una Gioeübia un po’ fuori dagli schemi, infatti non c’è nessun fantoccio, ma la riproduzione di una bellissima auto da corsa rossa



Il cartello che l’accompagna è un augurio per un futuro abbastanza prossimo: La Viaria non fermerà la Ferrari 2006! (ogni tanto una licenza poetica ci sta!)



La terza Gioeübia invece, è un pensiero nostalgico rivolto al passato, quando Busto era un piccolo gruppo di case intorno a tre Chiese e poco più in là c’era la campagna punteggiata di Cascine distanti circa un miglio l’una dall’altra.



Le Cascine erano un piccolo mondo a sé finchè col tempo la città si è allargata e ha conglobato tutto. 



La Cassìna di Poì comprendeva anche una sua Chiesetta costruita circa trecento anni fa, ma la Cassina stessa esisteva già da alcuni secoli e vi nacque nel 1427 la nostra celebre concittadina Beata Giuliana.



A CASSÌNA DI POÌ



dal volantino edito da ul cuarantacenchi in occasione della Gioeübia 2006

Ai tempi indrè, Busto era un grappolo (un rosciu) di case attorno a tre Chiese: San Giovanni, Santa Maria e San Michele. Tre spanne più in là c'era la campagna e per trovare una cascina occorreva camminare mezzo miglio (circa 700 metri) e una cascina era distante dall'altra circa un miglio. Quelli che stavano di casa nel circondario delle Chiese ga disèan bustòchi, quelli invece che abitavano nelle cascine isolate ga disèan cassinati. Col tempo Busto si é allargato con grande premura e in questi ultimi trent'anni è corso ad abbracciare tutte le cascine, diventando una cosa sola cunt i cà d'una parti e da chelòtra, tème vessi a Milan.

La Cassìna di Poì ha pure la sua chiesetta, la cui origine è molto antica. La prima pietra fu posta il 4 agosto 1665. Il sacro edificio fu compiuto nel 1668 e benedetto dal prevosto Francesco Bossi. Nel 1684 si costruì la sacrestia ed il cimitero, ora distrutto.
Da quanto precede, risulta che la chiesetta ebbe posta la prima pietra nientemeno che tre secoli fa, quando la Cassìna Vergara, detta anche Verghera, (divenuta poi Cassìna di Poì) giá esisteva da alcuni secoli e nella quale, come è ormai di sicura certezza, nacque nel 1427 la celebre concittadina Beata Giuliana.

Nascosta nel verde, la chiesetta per tanti decenni era stata una sentinella accanto a delle povere case. Successivamente, anni 60, fu chiusa al culto perchè dichiarata pericolante ed inospitale. Nel maggio 1970 ha subito ripetuti furti e successivamente è stata fatta segno di gravi atti vandalici perpetrati da anonimi.

Come il biblico granello di senape, la Cascina fu la casa madre della numerosa famiglia dei Gallazzi, cognome diffusissimo in città. Questa notizia è confemata anche dal fatterello accaduto al principio del secolo a Pierino Comotti, dirigente tessile di grande valore che, volendo provare l'emozione di salire nel cielo con un aerostato, discese in un campo vicino alla Cascina dei Poveri. A coloro che erano accorsi per aiutarlo a disincagliarsi, chiese come si chiamassero. Risposero in coro: Sem tuti Galàzi!

Attorno alla cascina, la campagna si presentava come un paradiso terrestre in miniatura, spezzettata in mille lotti, ognuno dei quali era circondato da piante di robinia, di castano ed altre piante che sventolavano qua e là a rallegrarla di verde. Il caldo dell'estate, poi, diffondeva l'odore misto di granoturco, di trifoglio nostrano, di erba medica, di saggina, di ravizzone, di foglie di gelso, di uva americana, di clinton, di pesche, di pomodori, di cetrioli...

Alla benedizione natalizia delle case (dicembre 1957) le famiglie in cascina erano circa venti che poi, a poco a poco, l'hanno abbandonata preferendo un'abitazione più decorosa e moderna.
Un senso di mestizia traspare dai versi d'una poesia bustocca del prof. Luigi Caldiroli addolorato per il suo triste tramonto:

A Cassìna di Poì a la tàsi
a la piàngi a sò sòrti segnàa
a la piàngi un tramòntu da pàsi.


Verso le 19 le Gioeübie vengono trasportate in un luogo idoneo e viene appiccato il fuoco...ma anche in tanti orti e giardini questa sera ardono tanti piccoli falò della Gioeübia.

Ed ecco i momenti finali della festa!!!

Alle 19 quasi puntuali, le autorità sono arrivate...e al sindaco in persona è toccato l'onore di appiccare il fuoco




Ed ecco la gloriosa fine della Gioeübia 2006!!!



Spente le fiamme, tutti a casa dove sarà pronta la cena tradizionale. Il piatto d’obbligo è "risotto con la luganiga" oppure "pulenta e brusciti" e poi frittelle di ogni tipo e vin brulè!!