Mudube viveva con la sua famiglia in un’isola davanti alla costa africana. Vivevano in una grossa capanna, si rifornivano d’acqua in un ruscello e coltivavano granturco e patate dolci. Il padre di Mudube cacciava antilopi e cinghiali. Mudube sapeva che da grande sarebbe diventato cacciatore come suo padre, così ogni giorno, con la sorella Katale, si esercitava a tirare la lancia, ma spesso prendeva in giro la ragazza dicendole: “Ah, niente male per una ragazza. Del resto, perché poi dovresti imparare a cacciare tu, che sei una donna. Mudube sì che sarà un cacciatore!”

Una notte, il padre di Mudube non tornò a casa dalla caccia nella foresta. Mudube, Katale e il loro nonno andarono a cercarlo. Trovarono il suo corpo seminascosto da un albero: era stato ucciso da un leopardo.
Tristemente riportarono il corpo a casa e lo cremarono sulla cima di una collina davanti al mare. Sul far della sera, il vecchio accese un fuoco davanti alla capanna, gettò erbe e semi nel fumo, mormorando sottovoce. Gli altri componenti della famiglia, stavano seduti in silenzio; sapevano che il fumo avrebbe rivelato al vecchio il loro destino ora che il cacciatore era morto. Mudube sorrideva fra sé, sapeva cosa avrebbe detto il fumo: “Indicherà me come cacciatore e nuovo capo famiglia”

Quando infine il vecchio si allontanò dal fuoco, per prima cosa si rivolse a Katale: “Tu, figlia del mio sangue, quando spunterà l’alba, dovrai prendere la lancia di tuo padre, il suo arco e le sue frecce. Tu caccerai per la famiglia e tutti dovranno rispettarti”.  Stupita, Katale non poté fare altro che fissarlo in silenzio, ma Mudube era furioso. “E io, cosa dovrei fare?” chiese. Il vecchio rispose con calma: “Tu sei giovane e forte. Coltiverai il granoturco per tua madre, porterai l’acqua e raccoglierai le messi.”.
“Questo è lavoro da donna!” rispose con ira Mudube “Io dovrei essere cacciatore! E’ compito mio, non di Katale.”
“Il fumo dice che tu non devi cacciare” ripose il nonno.
“Il fumo mente!” gridò Mudube.
“Il fumo dice la verità. Vieni a vedere” Il vecchio con il suo braccio magro, fece cenno al ragazzo di avvicinarsi, ma Mudube scappò via nell’oscurità e passò la notte in una caverna vicino al fiume.

Al mattino seguente, sempre ebbro di rabbia, rientrò nella capanna dove tutti dormivano, prese la lancia di suo padre e si diresse verso la foresta.
Subito un’ombra balzò dal ramo di un albero. “Il leopardo!” mormorò Mudube. Scagliò la lancia e il leopardo cadde morto. Il giovane, trionfante, lo portò a casa. Katale stava seduta davanti alla capanna con un’antilope che aveva cacciato nella pianura con l’arco e le frecce. Sorrise felice nel vedere il fratello, ma Mudube la ignorò.

“Le antilopi sono molto più facili da uccidere di un leopardo!” disse con orgoglio al nonno.
“Sì” sorrise il vecchio
“Allora chi è il miglior cacciatore?” chiese Mudube.
“Guarda” disse il vecchio e raccolta una mancata d’erba e di semi li gettò nel fuoco, mentre Mudube osservava con ansia le fiamme che si alzavano.
Vide nel fumo se stresso remare in una canoa dell’isola verso la terraferma, con molte pelli di leopardo ammucchiate intorno e poi tornare con la canoa colma di frutta, vino e stoffe dai vivaci colori per la famiglia.

Mudube applaudì gioiosamente: “
Vedi, io caccerò i leopardi e mi occuperò di voi scambiando le pelli con cibo e vestiti!”
“Sì, ma osserva ancora” disse il nonno.
Questa volta Mudube vide nel fumo enormi mandrie di cinghiali e antilopi. “Guarda con che velocità si riproducono le antilopi e come si moltiplicano e cinghiali. Essi non hanno nemici, poiché tu uccidi tutti i leopardi. Il loro numero aumenta con ogni stagione che passa”.
“Che importa?” chiese Mudube fissando il fumo.
“Importa, perché ogni animale deve avere i suoi nemici. Vedi: i cinghiali e le antilopi diventano audaci e rubano il raccolto di granoturco e di patate dolci dai nostri orti”.
Mudube scosse le spalle: “Io porterò a casa cibo migliore, quando baratterò i leopardi”.
“Zitto. Osserva il fumo” intimò il vecchio.

Allora Mudube vide sé stesso cercare e cercare, finché trovò le tracce di un leopardo, ma si trattava di un animale vecchio, dalla pelliccia sciupata e spelacchiata. “Quello era l’unico leopardo rimasto sull’isola; cosa farai ora, gran cacciatore?” chiese il vecchio.
“Caccerò antilopi” rispose Mudube aggrottato. E, infatti, il fumo confermò quel che lui diceva. Vide se stesso avvicinarsi controvento ad un branco di antilopi e colpirne una. Fece centro, ma la mandria di antilopi si spaventò e fuggì precipitosamente in massa per la pianura: centinaia e centinaia di animali. Poi il fumo si oscurò e la visione svanì. “
Mudube vide la sua famiglia che piangeva e si lamentava: dietro di loro, i resti della capanna e dell’orto devastati dalla grande fuga delle antilopi. L’ultima cosa che il fumo mostrò, fu la famiglia ammucchiata nella canoa, che vogava tristemente verso la terraferma per cercare alloggio e rifugio in qualche villaggio.

Il fumo si diradò. Nessuno parlava. Mudube si alzò in piedi e lentamente andò a prendere le armi di suo padre e le porse a Katale con un sorriso.“ “Sorella, devi cacciare tu per la famiglia”.“ “Ma tu, fratello, cosa farai” chiese la ragazza accettando le armi. “ “Io? Rimarrò alla capanna con la mamma e con il nonno. Porterò l’acqua e coltiverò il granoturco e proteggerò il raccolto dai ladri. Non ci sarà cinghiale o scimmia che oserà rubare nel nostro orto finché ci sarà Mudube, il grande cacciatore, a proteggere la sua famiglia!”

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