Busto Arsizio

A utava di Morti



I nostri cari vecchi raccontavano che nella settimana dei defunti, dalla mezzanotte all'Ave Maria, i morti uscivano in processione dal Campo Santo (si parla di quando il cimitero si trovava alle spalle della chiesetta di San Gregorio) e si recavano a far visita a quegli altri morti le cui ossa sono raccolte nel mortorio di S. Giovanni. Questi ultimi accompagnavano poi i loro amici al Campo Santo donde erano partiti, indi ritornavano alla loro sede. Questo scambio di cortesie durava l'intera ottava, ragione per cui era consigliabile, in detta settimana, per chi non voleva seccature, di rincasare in prima sera, lasciando che i poveri morti potessero fare le loro processioni indisturbati.
State a sentire che cosa accadde ad un povero uomo che una notte dell'ottava era uscito di casa per andare in cerca della “cumà” (levatrice).
Eran le due di notte e si trovava in “Basèga” (via Milano). Vide uno strano corteo di ombre, ognuna delle quali teneva il braccio teso e sull'indice della mano brillava come il lume di una candela. Il poveretto restò come “imbalsamato” a quella strana visione.
Il corteo passava silenzioso, illuminato da cento e cento fiammelle. Continuò a passare per quasi un'ora, girando intorno alla Beata Giuliana (che allora si trovava all'inizio della piazza) e ritornando per cuntrà Campanèn (via Bonsignori), cuntrà Paiè (via Roma), Campo Santo. Erano le anime dei defunti in processione.
Ma non è ancora finita la tortura del poveraccio.
Nella processione c'era un'anima colla fiammella spenta. Questa allungò il braccio verso l'uomo, il quale – credendo che si trattasse dell'offerta di una comune candela di cera – si affrettò ad afferrarla. Il braccio gli rimase in mano e l'anima proseguì nel corteo mutilata.
Immaginate voi in quale pasticcio si trovò il disgraziato e poco mancò che impazzisse. A trarlo d'impaccio intervenne il parroco, il quale gli spiegò la storia della processione delle anime dei defunti nell'ottava dei morti e gli spiegò altresì che le anime che avevano il dito acceso erano quelle ricordate dai viventi che pregavano per loro e quella col dito spento era un'anima dimenticata e nessuno al mondo si ricordava di lei. Un'anima che aveva molto bisogno di essere aiutata.
Consigliò all'uomo di pregare tutta la giornata per quella povera anima negletta e la notte, alla stessa ora di quella precedente, si trovasse allo stesso posto col braccio e facesse attenzione di consegnarlo all'anima mutilata. Quello che l'uomo, con molta paura, fece a puntino.
Il corteo passò e l'uomo riconsegnò il braccio all'anima mutilata e subito, per effetto delle preghiere recitate nella giornata, l'indice si accese e l'anima fu tolta dal buio.
Dopo questo fatto molto significativo, in tutte le famiglie di Busto, nelle sere dell'ottava, si recitava una speciale corona di rosario dedicata alle anime dei “morti da nissêun”, a quelle anime anonime che non avevano nessuno dei propri parenti sulla terra che si ricordasse di loro.
Religione, sentimento, poesia...
CARLO AZIMONTI